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Una donna alla ricerca di sé, che vive di relazioni evanescenti e si arrangia con lavori saltuari, distribuisce questionari porta a porta per conto di un'azienda di giocattoli, ponendo a sconosciuti domande all'apparenza assurde. Un giorno si accorge di aver smarrito le chiavi di casa, e così torna in uno degli appartamenti che ha visitato, dove riconosce, nella donna invalida che l'ha già accolta in precedenza, una persona che mai avrebbe voluto rivedere in vita sua. Passato e presente iniziano così a intrecciarsi in una danza di progressivo e reciproco disvelamento, in cui la trappola del caso è sempre pronta a scattare. E sul confine tra memoria e realtà emerge la figura di Haga Zussa, creatura mitologica che contiene in sé, nel suo stesso etimo germanico, l'immagine della strega, ma che al contempo è colei che scaccia le streghe: una donna letteralmente "a cavallo" tra due mondi, quello logico-razionale da una parte e intuitivo-emotivo dall'altra. Anita Pichler si interroga sulle "coincidenze", ossia su quegli eventi casuali senza i quali nessuna sopravvivenza è possibile, e modella una lingua capace di esprimere al massimo grado trame percettive e frammenti onirici. In una raffinatissima prosa poetica - quasi un componimento musicale con variazioni, ripetizioni e potenti modulazioni - crea, tra atmosfere perennemente sospese, uno scenario polifonico dove storie personali e universi interiori vengono smembrati e ricombinati per cerchi concentrici via via più stretti.